Lavori in quota: definizione e obblighi

Spesso, sul posto di lavoro, si tende a sottovalutare la pericolosità delle altezze, esponendosi a rischi che, in alcuni casi, possono rivelarsi fatali per la propria incolumità e per quella altrui.
Per lavoro in quota si intende qualsiasi attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 metri  rispetto ad un piano stabile.

Oltre a fornirne tale definizione, il D.Lgs. n. 81/2008 “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro” prevede l’obbligo di informazione e formazione, e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) anticaduta (di III categoria), con specifico addestramento per tutti coloro che lavorano in quota. Un obbligo fondamentale che spetta al datore di lavoro riguarda la scelta di attrezzature di lavoro idonee a garantire e mantenere condizioni ambientali e operative sicure, tenendo presenti alcune caratteristiche:

a) priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale;

b) dimensioni delle attrezzature di lavoro confacenti alla natura dei lavori da eseguire, alle sollecitazioni prevedibili e ad una circolazione priva di rischi.

Il datore di lavoro è tenuto a individuare le misure di sicurezza più adatte a minimizzare i rischi per i lavoratori prevedendo, ove necessario, l’installazione di dispositivi di protezione contro le cadute.
I lavoratori devono utilizzare idonei DPI anticaduta (di III categoria) e ricevere adeguata informazione, formazione ed addestramento per il corretto uso degli stessi.

Rientra negli obblighi del datore di lavoro anche il divieto di far assumere e/o somministrare bevande alcoliche e superalcoliche ai lavoratori addetti ai cantieri temporanei e mobili e ai lavori in quota.